https://www.corriere.it/esteri/20_aprile_01/coronavirus-taiwan-dona-10-milioni-mascherine-ma-resta-fuori-dall-oms-fd260ce8-73fa-11ea-b181-d5820c4838fa.shtml
Coronavirus, Taiwan dona 10 milioni di mascherine (ma resta fuori dall’Oms)
Taipei invia mascherine alla Ue e agli Usa. Una mossa (anche) geopolitica: la sua sovranità non è accettata nemmeno dall’Oms, che non la iscrive tra i membri
Dieci milioni di maschere antivirus per l’Unione europea e gli Stati Uniti: è il contributo offerto da Taiwan. Una donazione che serve all’isola per ricordare al mondo la sua esistenza e la sua autonomia decisionale da Pechino. E magari anche maggiore generosità: anche la Cina ha promesso un aiuto sanitario diretto alla Ue, ma di entità inferiore: 2 milioni di maschere chirurgiche, 200 mila maschere N95 e 50,000 kit per test.
La solidarietà taiwanese ha implicazioni geopolitiche: l’Europa e gli Stati Uniti riconoscono il principio politico «una sola Cina» e quindi accettano la rivendicazione di sovranità sull’isola da parte di Pechino. Il beau geste da Taipei, con ringraziamento europeo e americano, non farà piacere a Xi Jinping. Taiwan è una storia di successo finora nella strategia per limitare il numero di casi di coronavirus: prevenzione tempestiva e buon sistema sanitario di base e ospedaliero hanno funzionato. Potrebbe e vorrebbe condividere con il mondo in pandemia i suoi dati e la sua esperienza. Taiwan ha registrato 322 casi e 5 morti: sorprendente per un’isola distante cento chilometri dalla costa orientale della Cina, quella più colpita dal Covid-19. Varrebbe la pena di ascoltare i suoi dirigenti sanitari, di leggere e rilanciare le sue statistiche.
Ma l’Organizzazione mondiale della sanità, ben chiusa nel suo presidio di Ginevra, non ha ritenuto di farlo. Lo denuncia il ministero degli Esteri di Taipei. Il fatto è che il governo dell’isola (provincia momentaneamente separata e illegittima secondo Pechino e la stragrande maggiorana della comunità internazionale) non è ammesso all’Oms, che è organismo Onu. L’Oms risponde di aver fornito alle autorità dell’isola il sostegno necessario. Pechino conferma (a nome di Taipei). Domenica l’Oms ha emesso una rara dichiarazione su Taiwan sostenendo di seguire con attenzione la situazione del coronavirus nell’isola, che i suoi esperti studiano le lezioni su come i taiwanesi stanno combattendo la pandemia. Però, sabato, l’emittente RTHK di Hong Kong ha intervistato il dottor Bruce Aylward, vice direttore generale dell’Oms. Parliamo di Taiwan, ha chiesto a un certo punto l’intervistatrice. A quel punto il loquace dirigente internazionale ha taciuto, dando a intendere di non aver sentito bene la domanda al telefono. La giornalista, in diretta da Hong Kong ha insistito: Taiwan sarà accettata nell’Oms? Mr Aylward replicato: abbiamo già parlato della Cina. Poi la linea è caduta.
Taiwan è una democrazia e vuole restare tale. Ma non è uno Stato, come non manca di ricordare al mondo Pechino. Il massimo del «riconoscimento» comunque ipocrita e timoroso viene dal Comitato olimpico internazionale, il quale ammette gli atleti dell’isola sotto la dicitura «Chinese Taipei». Ma qui in gioco c’è la salute del mondo. Forse uno strappo alla regola si potrebbe fare, lasciando impregiudicata la questione tra i cinesi separati.
Intanto a Taiwan il ministro per l’Innovazione digitale, Audrey Tang, transgender, ha molte idee vulcaniche. L’ultima riguarda la disinfezione e rivitalizzazione delle mascherine chirurgiche usate. Ha postato un video su Twitter sostenendo che mettere la mascherina per otto minuti in un bollitore elettrico di riso, senza acqua, è utile. Non sappiamo se sia così e in Italia non usiamo bollitori elettrici per il riso, diffusissimi invece in Asia, ma forse varrebbe la pena di dare un’occhiata. Se all’Oms non dispiace.